BELLINZONA – Collegiata dei Santi Pietro e Stefano

LA COLLEGIATA DEI SANTI PIETRO E STEFANO

La chiesa trae il nome da due edifici religiosi precedenti: la chiesa di San Pietro, menzionata a partire dal 1168 a ridosso del Castelgrande, e quella di Santo Stefano, attestata sin dal 1424 e consacrata nel 1473. Proprio sulle fondamenta di quest’ultima fu realizzato, dal 1515 al 1543, l’edificio attuale, la cui costruzione fu seguita da Augusto Ronede. La data su un pilastro della navata, che riporta l’anno 1518, testimonia a tre anni dall’inizio dei lavori la rapidità d’esecuzione e la fedeltà, almeno fino a quel punto, al progetto. Un anno prima del completamento delle opere prese il via la realizzazione delle volte, progettate da Antonio da Dongo, mentre il campanile fu realizzato a chiesa già completata, fra il 1567 e il 1573. Ulteriori modifiche vennero effettuate nel XVII secolo: fra il 1640 e il 1654 la facciata fu rivestita in pietra di Castione, mentre nel 1684 iniziò l’ampliamento del coro. Altri interventi su quest’ultima parte della chiesa, che oggi assume l’aspetto voluto da Giuseppe Caresana, furono effettuati fino al 1785. Ottocentesca è invece la scalinata: il suo aspetto attuale, progettato da Giuseppe Artari, risale al 1875, ma la modifica iniziò nel 1849.
La navata, decorata in uno stile barocco molto più ricco della spoglia facciata, è dotata di pseudo-transetto coperto da una cupola con pennacchi, si conclude con un’abside di forma poligonale. La volta della navata è a botte lunettata, mentre quella del coro è a crociera.
Negli interni sono presenti decorazioni dipinte da Giovanni Airaghi e Federico Boni nel tardo XIX secolo, ma successivamente modificate.

La chiesa fu restaurata tre volte nel XX secolo: l’intervento del 1912 fu complessivo, quello del 1981-1985 si soffermò solo sugli esterni e quello degli anni novanta, protrattosi dal 1990 al 1999, si occupò solo degli interni.

LA STORIA

L’organo della Collegiata di Bellinzona (Santi Pietro e Stefano) fu costruito nel 1588 dal bresciano Graziadio Antegnati, secondo il contratto stipulato nel 1584 con la comunità di Bellinzona. Lo strumento di 12 Piedi ed undici registri (Principale B/S, Ottava B/S, XV, XIX, XXII, XXVI, XXIX, XXXIII, Flauto in XII e VIII B/S, Fiffaro) e tastiera di 50 tasti (Fa-1 – La4 senza i prime due e l’ultimo cromatico) era collocato nella quarta cappella a settentrione della chiesa, vicino alla cappella maggiore e posto sopra a tre colonne di marmo, nella cassa rinascimentale costruita da Giovanni Battista Ossone di Pavia, dipinta ed indorata da Bartolomeo Gorla. Dell’organo di Graziadio Antegnati rimangono nell’organo attuale circa l’80% di canne originali.

Nel seicento l’organo fu ampliato con l’introduzione d’una Cornetta, d’un Contrabasso di 24 Piedi di 8 canne (registro completo – scuola W. Hermans), portando l’ambito della tastiera fino al Do5 (poche canne rimaste) e probabilmente anche d’un registro ad ancia (Tromba). Alla fine del seicento iniziarono i lavori per la costruzione della nuova sacrestia, che si trovava allora ancora sotto la cassa dell’organo. L’organo fu dapprima spostato all’entrata della chiesa (1690) ed in seguito fu sostituita integralmente la cassa con una nuova barocca, costruita nel 1791 da Diffendente Cerino di Cerro Maggiore (Milano), la cassa è quella attuale.

Attorno al 1750 Giovanni Battista Biroldi, l’iniziatore della nuova tradizione organaria varesina e di scuola nordica, aggiunse al Ripieno un registro di XXXVI duplicato.
Tra il 1791 e il 1793 i fratelli Paolo e Giovanni Battista Chiesa ampliarono notevolmente lo strumento con l’aggiunta di registri di concerto (Principale II, XXVI, Fluta, Clarinetto Soprani, Tromba Bassi, Oboe Soprani, Violoncello Bassi, Corni da caccia o Flauto traverso, Sesquialtera o Cornetto Bassi, Cornetta 3a, Contrabassi 16′, Ottave e Tromboni al pedale) e portando la tastiera fino al Sol5.
Carlo Bossi nel 1810 aggiunse una seconda tastiera situata nel basamento a sinistra dell’organo. Lo strumento venne quindi radicalmente trasformato nel 1924 da Giorgio Maroni rendendo lo strumento d’origine difficilmente riconoscibile, miscelando le canne antiche in tessiture e registri diversi. Lo strumento venne smontato nel 1989 e dopo un paziente e lungo lavoro di ricostruzione si è ritornati alla disposizione del 1810-16.

Il restauro, eseguito tra il 1997 e il 1998, è stato curato in ogni dettaglio: utilizzo di lastre di metallo puro (stagno o piombo) battute a mano, rifacimento dei registri mancanti su modelli ottocenteschi, somiere a vento, meccanica e tastiera ottocentesca, temperamento inequabile.

L’ORGANO

Costruito nel 1588 dal più noto della famiglia degli organari bresciani Antegnati, la canna maggiore è firmata e datata 14 novembre 1588. L’organo venne più volte trasformato ed ampliato, nel seicento e nel settecento, ad opera dei più valenti organari lombardi senza però intaccare la struttura primaria dell’organo Antegnati.
L’ultimo intervento storico di rilievo venne eseguito da Carlo Bossi di Bergamo, negli anni 1810 e 1816. In quella occasione venne aggiunta una seconda tastiera (Organo Eco) in risposta al Primo Organo rinascimentale già ampliato nel 1791-93 dai fratelli lodigiani-milanesi Chiesa.
Nel 1924-25 l’organo della Collegiata perse la sua fisionomia storica primaria trasformato al gusto dell’epoca, come lo furono numerosi strumenti storici, italiani ed europei. Ma la sua trasformazione, seppure vistosa e pesante, non fu per varie fortunate ragioni irreversibile, gran parte del materiale contenuto nello strumento, miscelato completamente e disposto in tessiture non piu originali, era ancora presente.
Dopo un lungo lavoro di ricostruzione si è potuto ritornare allo strumento storico precedente l’ultimo intervento, cioè alla struttura dell’organo Antegnati-Biroldi-Chiesa-Bossi, così come si doveva presentare nel 1810-1816. Lo strumento, tolto dalla cassa nel 1989, è stato recentemente restaurato negli anni 1997-1998 dalla nostra Casa Organaria.

DETTAGLI TECNICI

Organo Graziadio Antegnati 1588 – Bossi 1810 – Mascioni 1998

Grand’Organo di Graziadio Antegnati 1588, anonimo seicento (scuola W. Hermans), Giovanni Battista Biroldi ca. 1750, Paolo Chiesa 1791-93; organo di 12′, tastiera di 64 tasti da Do-1 – Sol5 (reale da Fa-1, Mi-Re-Ut della seconda ottava), con prima ottava scavezza, divisione bassi-soprani Si2/Do3 e Re3/Mib3 (registri P. Chiesa).

Organo Eco di Carlo Bossi 1810-16, organo di 6′ e tastiera di 64 tasti Do-1 – Sol5 (reale da Fa1), divisione bassi-soprani Si2/Do3.

Pedaliera di 20 tasti da Do-1 a Si1 con prima ottava corta, l’ultimo pedale, il Si1 è il rollante.
Il Contrabasso di 24′ del seicento (scuola W. Hermans, dopo 1660) è composto da 10 note (8 aperte originali e 2 tappate: Fa# e Sol#, aggiunte da Carlo Bossi) ed inizia a Fa-1 con le note Fa-1, Sol-1, La-1, Sib-1, Si-1, Do1, Re1, Mi1. I registro dei Tromboni di P. Chiesa (1793) è di 10 Piedi (inizio La-1) ed è composto di 12 canne.

COMPOSIZIONE FONICA
Seconda tastiera – Grand’Organo

Principale 12′ Bassi
Principale 12′ Soprani
Ottava Bassi
Ottava Soprani
XV
XIX
XXII
XXVI
XXIX
XXXIII
XXXVI – XL
Sesquialtera 2 file Bassi
Principale II 8′ Bassi
Principale II 8′ Soprani
Fiffaro
Corni Dolci Soprani
Flutta Soprani
Viola Bassi
Flauto in VIII Bassi
Flauto in VIII Soprani
Flauto in XII Bassi
Flauto in XII Soprani
Cornetta I Soprani
Cornetta II Soprani
Ottavino Soprani
Fagotto Bassi
Trombe Soprani

 

Prima tastiera – Organo Eco

Principale 6′ Bassi
Principale 6′ Soprani
Ottava Bassi
Ottava Soprani
XV
XIX – XXII
XXVI – XXIX
Cornetto 3 file Soprani
Viola 4′ Bassi
Serpentone 8′ Bassi
Violoncello 8′ Soprani

Pedale

Contrabassi 24′
Ottava 16′
Ottava 8′
Tromboni 10′
Timballi